mercoledì 18 luglio 2012

Abstract

Ai giorni nostri vediamo pubblicità in quasi ogni momento della nostra giornata in televisione, su internet, per strada nei cartelloni e in molti altri luoghi in svariate situazioni. In questo blog ho cercato di farvi avere una panoramica più chiara di un elemento che ormai fa parte della nostra quotidianità. Innanzitutto cercando di costruirne la storia e la sua evoluzione nel tempo attraverso immagini, articoli e anche curiosità, citando inoltre il Carosello e l'esempio della Coca Cola la quale deve gran parte del suo successo proprio ad una campagna pubblicitaria molto forte e presente negli anni. Ho inoltre analizzato i vari aspetti della pubblicità e cercato di illustrarvi le differenze tra pubblicità e propaganda. Ho analizzato i suoi rapporti con la psicologia, con l'arte e con i mass media e consigliato qualche libro che tratta questo tema ai più curiosi. Concludendo il tutto con una serie di video di pubblicità divertenti trovate sul web che hanno avuto successo sulle nostre reti.

Abbecedario

A      arte
B
C      carosello
D      Daniel Stach
E      espressione
F      francobolli
G     Gabriele Emma
H
I       internet
L      logo
M     mass media
N
O     origini
P      persuasione
Q     qualità
R     reclame
S     spot
T     traduzioni
U     utente
V     video
Z   

domenica 15 luglio 2012

Pubblicità e propaganda

Vi siete mai chiesti che differenza c'è tra pubblicità e propaganda?
Quando parliamo di pubblicità ci vengono subito in mente le pubblicità che vediamo in televisione o su internet e se invece parliamo di propaganda può capitare che pensiamo alle propagande dei vari partiti nei regimi totalitari... Ma siamo in grado si spiegare le differenze vere  e proprie che ci sono tra i due termini in modo chiaro e preciso?
Non è così semplice, basti pensare che in portoghese pubblicizzare un prodotto si dice "fazer propaganda" e inoltre se provassimo a cercare nei dizionari ci accorgeremmo che per alcuni i due termini sono sinomini e per altri hanno significati diversi.
"Sia la propaganda e sia la pubblicità hanno una matrice comune,molto antica. È la comunicazione persuasiva, fondata su tecniche di convincimento che fanno capo alla retorica: qualcosa di cui già parlano Aristotele e Cicerone." cit. Anna Maria Testa.

Anna Maria Testa nella sua ricerca cercherà di illustrarci le differenze tra i due termini trovandone analogie, differenze e analizzandone la storia in un'interessante serie di slide che potrete visualizzare in questo link.

sabato 14 luglio 2012

Non solo prodotti

Le campagne di Pubblicità Progresso sono degli slogan, immagini e claim che accompagnano la società e la cultura italiana da 35 anni.
Sono curate da un’apposita fondazione istituzionale senza fini di lucro che si batte per contribuire alla soluzione di problemi morali, civili ed educativi della comunità, ponendo la comunicazione al servizio della collettività.
La sua unica arma è il messaggio pubblicitario.




Pubblicità Progresso è una fondazione no-profit che dal 1971 dedica il suo impegno alla soluzione di problemi morali, civili ed educativi riguardanti l'intera comunità attraverso la realizzazione di campagne pubblicitarie distribuite gratuitamente. Nata come associazione, nel 2005 diventa fondazione.
Nasce sul modello dell'analoga organizzazione statunitense Advertising Council.
Visitate il sito http://www.pubbliprogresso.it per vedere i prossimi eventi, le mostre e  le campagne.

 

Pubblicità progresso sui libri


lunedì 9 luglio 2012

Pubblicità e mass media


La storia della pubblicità si evolve con quella dei mass media anche perchè qual è il metodo migliore per pubblicizzare un prodotto se non usare un mezzo di comunicazione di massa?
Ora vi propongo la storia dei mass media e alcune immagini dei mezzi più usati per fare pubblicità.


Fino alla Rivoluzione industriale lo sviluppo dei mass media è stato piuttosto lento. Dal 1800 si sono susseguite nuove invenzioni che hanno permesso, da un lato, di trasportare contenuti a distanza più velocemente, dall'altro, di raggiungere il pubblico più capillarmente. La prima fu l'invenzione del telegrafo. Nella seconda metà dell'Ottocento avvenne l'invenzione del telefono, cui seguì il cinema.
Nel 1900 (il «secolo delle masse»), i mass media sono entrati nelle case private: prima la radio, poi la televisione e infine Internet. Tali media hanno cambiato le abitudini quotidiane di un numero sempre maggiore di persone.
Per alcuni, i primi mass media sono i libri di testo scolastici.
tra i più, tuttavia, la diffusione dei mass media si fa risalire al secolo scorso. In tale periodo prese piede l'idea che la diffusione dell'informazione da parte dei media dovesse essere in tempo reale, cioè che ci dovesse essere un intervallo di tempo limitato, al limite della percettibilità, tra l'emissione del messaggio e la sua ricezione. Ciò consentì misure sulla ricezione dei messaggi e diede origine a parecchi studi.                                                                                                      
Nel corso del Novecento lo sviluppo e l'espansione capillare dei mass media seguirono il progresso scientifico e tecnologico; infatti i media, oltre ad essere mezzi per veicolare le informazioni, sono anche oggetti tecnologici con i quali l'utente interagisce.
La spinta della tecnologia consentì la riproduzione in gran quantità di materiali informativi a basso costo. Le tecnologie di riproduzione fisica, come la stampa, l'incisione di dischi musicali e la riproduzione di pellicole cinematografiche consentirono la riproduzione di libri, giornali e film a basso prezzo per un ampio pubblico. Per la prima volta la televisione e la radio consentirono la riproduzione elettronica di informazione.
I mass media erano (almeno alle origini) basati sull'economia della replicazione lineare: in tale modello un'opera procura denaro in modo proporzionale al numero di copie vendute, mentre al crescere del volume di produzione, i costi unitari decrescono, incrementando ulteriormente i margini di profitto. Grandi successi e fortune sono dovute ai mass media. Se inizialmente con mass media si faceva sostanzialmente riferimento a giornali, radio e televisione. Alla fine del XX secolo, si assiste alla prepotente affermazione di Internet e del computer. Attualmente, anche i telefoni cellulari sono da considerare dei mezzi di comunicazione di massa, ma non dei mass media, bensì dei media digitali (new media o digital media). Tramite le reti digitali, essi veicolano informazioni sia 'uno-uno' che 'uno-tutti'.


Pubblicità e psicologia

La psicologia della pubblicità è lo studio dei meccanismi e delle tecniche persuasive che si trovano dietro il messaggio pubblicitario e che il pubblicitario, ovvero colui che studia ed elabora dal punto di vista creativo e psicologico la pubblicità, escogita per convincere gli spettatori a comprare il prodotto da lui reclamizzato. Infatti, dietro al messaggio che viene trasmesso dai media, ci sono strategie, tattiche, metodi per attirare l'attenzione dell'osservatore e manipolare i suoi comportamenti, incidendo sui suoi bisogni e le sue necessità. I meccanismi creativi che regolano l'emissione pubblicitaria sono estremamente complessi, tanto da aver generato, negli ultimi trent'anni, una disciplina psicologica sull'argomento.

Vance Packard, esperto nel campo della pubblicità, nel suo libro pubblicato nel 1957 I persuasori occulti, parla dello spettatore come di un individuo privo di una valutazione o un criterio razionale, ma accecato dal desiderio di possedere l'oggetto o l'idea di cui la pubblicità si fa portatrice a tal punto da entrare, senza rendersene conto, nel meccanismo manipolatore della psicologia della pubblicità. Packard distingue da una parte il popolo, ovvero una massa informe plasmabile, e dall'altra i persuasori, o peggio, i manipolatori. In pubblicità viene data molta importanza alla replica infinita del messaggio che dà luogo al bombardamento pubblicitario, in modo tale che il destinatario si trovi in una situazione di déjà-vu, continuamente bombardato da messaggi brevi, concitati e ripetuti in maniera ossessiva. Avere familiarità e conoscenza dell'oggetto reclamizzato aumenta la percezione di gradevolezza di questo e fa sì che il compratore sia attratto piacevolmente dall'acquisto. Inoltre si parla di primacy e recency, ovvero alcuni studi dimostrano che nella mente del destinatario rimangono più impresse le prime e le ultime informazioni di un messaggio.

Molti psicologi si sono occupati e si occupano tutt'ora di studiare come influisce la pubblicità sulle nostre menti, potrete trovare molte teorie interessanti consultando questo link o anche leggendo il libro di Larry Percy , G. Woodside Arch: "Pubblicità e psicologia del consumatore".

domenica 8 luglio 2012

Il carosello

C’è stato un momento nella storia televisiva, in cui la pubblicità è riuscita a raggiungere la punta suprema dell’espressione artistica: una breve e semplice sceneggiatura, uno slogan azzeccato, un volto noto e un pizzico di creatività producono uno storico contenitore: Carosello. Nato il 2 febbraio 1957, il programma, in onda alle ore 20.50 alle ore 21.00, fece imporre dalla Rai alle aziende clienti di produrre spot pubblicitari sotto forma di mini-film o scenette della durata rigida di 1 minuto e 45 secondi, di cui solo 30 secondi potevano essere dedicati al prodotto. Carosello è riuscito a tenere incollati per 30 anni milioni telespettatori di qualsiasi età, poiché utilizzava diversi linguaggi di comunicazione: dal film allo sceneggiato, dal cartone animato all’opera lirica. Inoltre, il programma ha imposto all’attenzione del pubblico registi (i Taviani, Ermanno Olmi) o attori (Eduardo De Filippo e Dario Fo). La sigla iniziale è ideata e diretta da Luciano Emmer e Cesare Taurelli. I quadri dei siparietti erano disegnati da Nietta Vespignani, moglie del pittore Renzo Vespignani. Carosello va in onda tutti i giorni ad eccezione del Venerdì Santo e del 2 novembre, giorno dei morti, e non viene trasmesso soltanto in occasione dell’assassinio di John Kennedy e della strage di piazza Fontana. Ogni settimana passano dalle 28 alle 35 scenette.

A letto dopo il carosello

Fra il 1957 e il 1977 (data di chiusura della storica trasmissione) il termine “carosello” è stato sinonimo di “spot pubblicitario” ed ha ospitati volti noti dello spettacolo: da Sergio Leone a Totò, da Francesco Guccini a Macario, passando attraverso Peppino de Filippo, Nino Manfredi, Nino Taranto, Raimondo Vianello, Carlo Giuffrè, Renato Rascel, Paolo Panelli. Nel 1976 si calcola che il pubblico di Carosello sia di almeno 19 milioni di persone. “A letto dopo Carosello” diventa l’espressione comune di tante mamme, accettata come ordine perentorio, che per i bambini è segno della fine della giornata. Insomma, prima del bacio della buonanotte ci sono quei dieci minuti di réclame, che diventano piccoli quadretti da non dimenticare. Il mondo dell’animazione lancia dei personaggi che prenderanno il sopravvento: pensiamo ad Angelino, uomo nuvola che scendeva sulla terra e si sporcava il grembiulino, Calimero, pulcino nero solo perché sporco, Toto e Tata monelli con la bocca sempre aperta per gelati e panettoni Motta, Babbut Mammut e Figliut, la famiglia dei cavernicoli che vivono all’ultimo piano del grattacielo Pirelli a Milano, U Pallina, viaggiatrice nel tempo con i capelli alla Audrey Hepburn e la musica dei Cetra, Svanitella e il fidanzato coatto Riccardone-one-one, Olivella, sposa perfetta a differenza della vicina invidiosa Mariarosa sempre vestita da vedova di mafia, la Smorfia e la Smorfietta, le due streghette emiliane che ci spiegano i nostri sogni, Fido Bau, il cane buono e fedele che si commuove al suono del carillon del Borotalco Roberts. E adesso proviamo a fare un tuffo nel passato, per vedere se vi ricordate i caroselli più famosi. A sponsorizzare il lievito Bertolini c’è Mariarosa alle prese con vari problemi della vita accompagnata dalla canzone “Brava brava Maria Rosa, ogni cosa sai far tu qui la vita è sempre rosa, solo quando ci sei tu!”.


Per sapere di più cliccate sul link e saprete tutto su una delle trasmissioni televisive che hanno avuto il maggior successo tra le famiglie italiane.


Alcune immagini del "Carosello"

La sigla

mercoledì 4 luglio 2012

La pubblicità nei libri







Per informazioni:

http://www.unilibro.it/libro/arcangeli-massimo/il-linguaggio-pubblicitario/9788843045273

http://www.unilibro.it/libro/carpegna-massimo/spot-un-film-di-30-secondi-come-nasce-e-si-riproduce-la-pubblicita-televisiva/9788846497192

http://www.unilibro.it/find_buy/findresult/libreria/prodotto-libro/titolo-quando_la_pubblicita_era_un_arte/autore-sanna_gavino_.htm

http://www.unilibro.it/libro/petruccelli-filippo-verrastro-valeria/introduzione-alla-psicologia-della-pubblicita-ambiti-teorici-e-campi-applicativi/9788846491657

http://www.gandalf.it/coltiv/altro.htm

Il marchio simbolo della pubblicità

La storia della pubblicità Coca-Cola

La storia della pubblicità Coca-Cola
Quando il dottor Pemberton ideò Coca-Cola, non esistevano manifesti pubblicitari o spot televisivi. Come fare sapere a tutti che era nata una nuova bevanda?
Sfruttando i mezzi allora a disposizione e John Pemberton, insieme al suo fidato contabile Frank Robinson, decise di incontrare direttamente il pubblico: si mise a distribuire coupon per l'assaggio gratuito della bevanda nelle strade di Atlanta, mentre Robinson inviò a tutti i cittadini il coupon direttamente a casa! Questa forma di marketing così innovativa per l'epoca proseguì con Asa Candler, che comprò i diritti di Coca-Cola da John Pemberton: nei punti vendita inviò un quantitativo di Coca-Cola gratis e 128 coupons a chi abitava nelle vicinanze. Con un investimento di soli 5 centesimi a bevanda, Candler si assicurava così che 128 potenziali consumatori provassero la nuova bevanda e generassero un positivo passaparola sul prodotto. E questo era solo l'inizio. Le cose stavano per cambiare profondamente. Stava per arrivare la "vera" pubblicità.
La pubblicità è qualcosa di relativamente recente: negli Stati Uniti nacque nel 1842. Una delle più importanti agenzie di creatività pubblicitaria di quell'epoca era l'agenzia di William Cheever D'Arcy (1873 - 1948). Era il 1906 e la pubblicità consisteva nel disegnare ritratti. L'agenzia pensò di creare una campagna pubblicitaria cun una freccia che puntava al logo: era una soluzione per dare all'immagine incisività grafica. Per più di dieci anni questa immagine fu utilizzata per i manifesti.
Fu proprio l'agenzia a cominciare ad usare Babbo Natale per le campagne pubblicitarie invernali. Perché limitarsi all'estate quando anche d'inverno e tutto l'anno la bevanda avrebbe potuto allietare i momenti della vita quotidiana? L'agenzia D'Arcy chiese all'illustratore Haddon Sundblom di creare l'immagine di San Nicola e l'artista, che già conosceva il brand, ideò un Babbo Natale gioviale, rubicondo, vestendolo con i colori tipici del marchio, cioè il rosso e il bianco. Era il 1931 quando apparve il primo manifesto, sulla fabbrica per l'imbottigliamento a Memphis e lo slogan recitava: La pausa che rinfresca. Ogni anno Sundblom inventava situazioni e pose diverse per il mitico personaggio, fino al 1964. Da allora Babbo Natale non ha più abbandonato la sua bevanda preferita ed è arrivato anche in televisione.
Il primo spot televisivo di Coca-Cola andò in onda il Giorno del Ringraziamento nel 1950. Questo mezzo era ancora "sperimentale": poche città avevano stazioni televisive ma poter sponsorizzare dei programmi fu l'occasione giusta per raggiungere sempre più consumatori, anche via radio. Nel 1956 The Coca-Cola Company decise di rivolgersi all'agenzia McCann-Erickson, che lanciò due campagne: The Sign of Good Taste e Be Really Refreshed, entrambi per la tv. Animazioni, stop motion, live action e performance di personaggi famosi (Connie Francis, Emmet Kelly e altri): si fece di tutto per sfruttare al massimo il mezzo televisivo. Nel 1963 realizzò una campagna adatta per tutto il mondo: Things go better with Coke era accompagnato da un jingle eseguito dal gruppo folk The Limelighters che fu poi tradotto in varie lingue.
Il primo spot televisivo a colori andò in onda il 15 giugno 1964: era intitolato "Refrigerator - Man". Per tutto il decennio gli slogan televisivi e radiofonici si rifacevano ai grandi cambiamenti della società. Per esempio il famoso jingle di "Le cose vanno meglio con Coca-Cola" fu adattato al mercato più giovane permettendo agli artisti pop di modificare a loro piacimento musica e performance.
La musica riesce andare oltre le immagini. E l'America degli Anni Sessanta aveva bisogno di positività e di credere ancora nel futuro e nei sogni lo che avevano reso un grande Paese. "Nel 1967 Coca-Cola decise di affidare lo spot radiofonico all'inconfondibile voce di Aretha Franklin, che apparirà anche nella prima pubblicità Coca-Cola apparsa in un periodico. Il jingle Things Go Better with Coca-Cola verrà cantato dalla Franklin e da una cinquantina di cantanti, fra cui Ray Charles e le Supremes.
Nel 1969 il nuovo slogan: It's the Real Thing. E dopo due anni arrivò il jingle che avrebbe segnato la storia della pubblicità. Si intitolava I'd like to Buy the World a Coke e fu scritta per Coca-Cola da Bill Backer, direttore creativo della McCann-Erickson, dopo aver osservato un gruppo di passeggeri all'aeroporto di Shannon che ridevano e scherzavano con delle bottiglie di Coca-Cola in mano. Scrisse Backer: Volevo far capire che Coca-Cola non una semplice bevanda rinfrescante ma qualcosa di universale che unisce le persone e tiene loro compagnia.

Il messaggio arrivava direttamente al cuore: mentre il mondo sembrava sull'orlo di una crisi di nervi (dagli entusiasmi della conquista della Luna alle sensazioni di paura imposte dalla Guerra Fredda), lo spot Coca-Cola diventava un messaggio di speranza e tranquillità per il futuro.
Alla canzone fu associato anche un breve spot, girato su di una collina in Italia, in cui uomini e donne e giovanissimi cantavano tutti insieme. Fu trasmesso in America nel luglio del 1971: da quel momento l'azienda ricevette più di 100.000 lettere. Il pubblico era entusiasta e chiamava le stazioni radio per richiedere quel brano, che fu tradotto in altre lingue e parte dei suoi proventi vennero dati in beneficenza. Aveva ragione Backer: The Coca-Cola poteva unire interi popoli.
Da quel momento Coca-Cola ebbe sempre una colonna sonora con cui arrivare direttamente al cuore dei suoi consumatori. Nel maggio 1976 uscì una nuova campagna, risultato di tre anni di ricerca sulle abitudini di consumo. Lo slogan era Coke Adds Life to...e lo scopo era di evidenziare la freschezza della bevanda e come potesse diventare perfetta da accompagnare ai pasti, al gioco e al tempo libero. Nel 1979 toccò a un altro celebre spot, quello del giocatore di football interpretato da Joe Green e dal dodicenne Tommy Okon: vinse il premio Clio, il più importante concorso mondiale della pubblicità.
Nel 1989 toccò alla voce di Robin Beck, con la sua First time, accompagnare uno degli spot più romantici di Coca-Cola, in cui si intuiscono i primi batticuori di ragazzi e ragazze uniti che alla fine condividono la bottiglietta più famosa del mondo. Sempre nel 1989 è proposto un altro tipo di spot, una vera esplosione di allegria: la canzona si intitola Can't beat the feeling, effervescente come una cascata di bollicine! Nel 1993 la creatività si concentra in poche, efficaci parole: Always Coca-Cola. Furono realizzati 27 spot per colpire diversi tipi di pubblico e vennero introdotte tecniche innovative per quell'epoca, come la computer animation. Lo spot più famoso? Quello intitolato "Northern Lights": un orso polare si gusta la Coca-Cola mentre guarda l'aurora boreale.

Nel gennaio del 2000 il lancio di una nuova campagna: Coca-Cola Enjoy. Ricorre ancora una volta l'idea, che diventa un vero e proprio "invito", di connettere le persone in tutto il mondo, scoprendo il pizzico di magia che ci può essere nella vita di tutti i giorni grazie a Coca-Cola. Nell'aprile del 2001 le parole chiave sono Life Tastes Good e celebrano i valori positivi del brand nelle storie di ogni giorno. Due anni dopo tocca alle celebrità farsi portavoce della bevanda: i commercials Coca-Cola...Real mostrano i vip nelle loro attività quotidiane. Indimenticabile quello con Penelope Cruz in cui l'attrice beve a canna una Coca-Cola e alla fine le scappa un piccolo...burp.

Infine, da un'idea molto semplice - "bere Coca-Cola ti rende felice", nel 2006 nasce The Coke Side of Life, un messaggio che racchiude un vero e proprio invito a vivere sul verso positivo della vita. Impossibile dimenticare il pezzo che Coca-Cola ha scelto come inno promozionale dell'ultimo Campionato Mondiale di Calcio svoltosi in Sud Africa nel 2010: Wavin' Flag - The Celebration Mix echeggia con la voce del rapper somalo-statunitense K'Naan e con quella di altri artisti, diversi per ogni nazione.

L'onore di cantare lo spot natalizio dello stesso anno è stato della band rock americana Train, che in esclusiva per Coca-Cola ha cantato il pezzo Shake Up Christmas: il testo della canzone parla della felicità da condividere fra tutti, anche in tempi di crisi economica.

Ancora una volta, Coca-Cola rispecchia i momenti semplici e il lato ottimista della vita di tutti i giorni. Ma la felicità si può esprimere in milioni di modi diversi e Coca-Cola trova altre parole per invitare i suoi consumatori a pensare positivo: l'ultimo claim recita Open Happiness, stappa la felicità. Perché alle volte, anche se non ce ne accorgiamo, la felicità è lì, a portata di mano!

alcuni manifesti pubblicitari della Coca Cola


Per altre informazioni potete anche visitare questa pagina: http://www.itis.biella.it/mostra40/pubblicita/cocacola/cocacola.htm





sabato 30 giugno 2012

Pubblicità nella storia

Malgrado le scritte ritrovate sui muri di Pompei, che annunciavano feste, gare sportive, spettavoli e fiere o esaltavano le qualità dei bagni pubblici, si può dire che la pubblicità -così come la intendiamo noi- nasce con al rivoluzione industriale, quando l'aumento della produzione, la varietà dei prodotti e la concorrenza fra imprenditori impongono una maggiore informazione degli acquirenti.
Infatti, fino all'invenzione della stampa la funzione di pubblicizzare merci ed eventi è stata svolta essenzialmente dalla comunicazione orale e, in particolare, da banditori, imbonitori e strilloni.
Il primo annuncio pubblicitario a mezzo stampa risale al 1479 e viene fatto dall'editore inglese W: Caxton per pubblicizzare i propri libri.
Si deve però attendere il 1630 per vedere la nascita di un vero e proprio servizio pubblicitario. L'idea è del parigino T. Renaudot che apre un ufficio e fonda una gazzetta per raccogliere e pubblicare annunci pubblicitari a pagamento.
L'esempio viene seguito vent'anni dopo in Inghilterra, dove esce, con finalità analoghe, il Mercurius politicus. Da allora i fogli contenenti annunci pubblicitari si sono diffusi in tutto il mondo, andando di pari passo con la produzione massificata di merci industriali.
 La pubblicità trova nella seconda metà dell'Ottocento due grandi canali di comunicazione: i quotidiani, dove appaiono sempre più frequentemente le inserzioni pubblicitarie, e i manifesti, dove si mescolano l'immagine, la parola, il colore. Questi manifesti spesso erano firmati da artisti di valore, fra cui Toulouse-Lautrec (uno dei primi pittori a intuire l'importanza del nuovo genere artistico), De Chirico, i Futuristi ecc.
Nel 1904, a Parigi, destò grande scandalo il fatto che mentre si stava proiettando, agli esordi della cinematografia, un film con un rudimentale proiettore a manovella, apparve in primo piano uno spot dei fratelli Lumière dedicato allo champagne "Moet et Chandon".




A partire dagli anni '20 la pubblicità si avvia a operare secondo regole scientifiche, tanto che nel 1925 Daniel Stach pubblica il primo trattato di tecnica pubblicitaria, in cui vengono fissate le cinque regole fondamentali di ogni messaggio pubblicitario:
essere visto, perciò bisogna conferirgli la necessaria attrattiva;
essere letto, perché molti annunci sono guardati, ma non osservati;
essere creduto, perché un buon annuncio deve convincere l'acquirente della veridicità di quanto promette;
essere ricordato;
essere capace di spingere il compratore ad agire, cioè ad acquistare un determinato prodotto.
Il vero concetto di spot o short televisivo appare nel 1953, in America. Il presidente della Nbc, Pat Weaver, avanza la proposta di una pubblicità televisiva simila a quella già praticata su giornali e riviste.
In Italia "Carosello" arriva il 3 febbraio 1957. Era un contenitore di 5 spot abbastanza lunghi, studiati come piccole storie. Dopo vent'anni di repliche fu sostituito dagli attuali spot molto più brevi, tra i 7 e i 60 secondi, diffusi nell'arco della giornata.
Col passare del tempo si è sempre più puntato sulla capacità di eccitare l'emotività dell'acquirente e sulla marca, cui vengono collegati la qualità e il prestigio del prodotto.
La pubblicità può affidarsi alla forza espressiva di una bella immagine fotografica; fa spesso ricorso alla forte attrazione esercitata dal fascino femminile; trasforma il corpo umano (anche maschile) in un oggetto di culto, pur di vendere prodotti. Erotismo, esotismo, fascino dell'evasione in ambienti raffinati ed esclusivi, il richiamo all'eleganza...: questi i temi dominanti dell'odierna pubblicità, che va ben oltre il fine originario di informare sull'esistenza di un prodotto o di un servizio, per investire la sfera della mentalità, della visione del mondo e dei modelli culturali.
Per imprimere nella memoria lo spot, si fa largo uso della tecnica della ripetizione martellante, inducendo assuefazione nel consumatore, il quale, di conseguenza, in una spirale senza fine, viene sollecitato dalle imprese ad assumere dosi sempre più potenti o più sofisticate di "illusioni".

venerdì 29 giugno 2012

Arte e pubblicità

Molte persone si chiedono se la pubblicità sia una forma d'arte o in che modo essa sia collegata con l'arte, in effetti sarà già capitato a tutti di vedere pubblicità che si ispirano ad opere d'arte antiche o loghi di marchi pubblicitari che ci ricordano opere del passato...
Ecco due articoli interessanti.
Nel primo articolo, Emma Gabriele cerca di capire se la pubblicità possa essere considerata o meno una forma d'arte.
Nel secondo invece, Marco Maraviglia ci vuole illustrate come la pubblicità sia collegata all'arte.

Nei francobolli


Alcuni cartelloni pubblicitari italiani del 900



















mercoledì 2 maggio 2012

Proverbi

'U micceri bannìa chiddu chi avi
Il mercante pubblicizza la sua merce
(Ognuno parla per sé, per ciò che è la sua competenza).

'A vanniata e' menza vinnita
(Colui che pubblicizza ad alta voce la propria mercanzia, ha più possibilità di
successo).

lunedì 30 aprile 2012

Traduzioni

Inglese : to advertise
Spagnolo : dar publicidad
Portoghese : divulgar
Tedesco werben
Francese : rendre public
Russo : Рекламировать
Cinese : 广告
Arabo : أعلن

Definizione sinonimi e contrari


Definizione

[pub-bli-ciz-zà-re] v.tr. [sogg-v-arg]
Promuovere la vendita di un prodotto o di un servizio per mezzo della pubblicità

Sinonimi

propagandare, promuovere, reclamizzare, diffondere, divulgare

Contrari

tacere, nascondere